Male oscuro degli ulivi nel Salento è caccia al batterio Killer Xylella fastidiosa

23 Ottobre 2013 | Autore: Pantaleo | Salento

Ulivi nel Salento

Gli ulivi secolari del Salento

Gli olivi centenari del Salento si stagliano sullo sfondo delle campagne pugliesi in un ambiente di valore assoluto, vigilando sulle valli incantate con tutta la loro imponenza. Patriarchi della natura, alcuni dei quali dichiarati Monumenti Naturali, in un silenzio irreale che fa riflettere sul tempo e suscita intense sensazioni, recentemente sono stati attaccati da una presenza sempre più diffusa ed esponenziale di una fitopatologia che ha compromesso il bilancio della campagna olearia 2013.

Questo immenso patrimonio naturale, inserito con grande risalto nelle guide naturalistiche più accreditate, ora corre seri rischi, perché migliaia di ulivi del basso Salento saranno messi in quarantena, su suggerimento dell’Osservatorio Regionale Fitosanitario di Bari, in particolare a Parabita (dove sono stati segnalati i primi focolai della patologia), Taviano, Racale, Ugento, Melissano, Gallipoli, Casarano, Galatina, Nardò, in una zona che occupa un totale di 8000 mq.

Xylella fastidiosa

Tra gli oliveti una sottospecie del rodilegno giallo (la “Falena leopardo”), avrebbe indebolito gli olivi; una riduzione della cura dei terreni, la presenza di erbe infestanti e le continue potature delle parti infestate, avrebbero causato l’avanzare da parte della Xylella fastidiosa, batterio giunto in Salento probabilmente da paesi esteri.

Il batterio veicolato da una piccola cicala (chiamata Homalodisca vitripennis, lunga non più di mezzo centimetro) ora pare mettere a rischio la costante associazione tra il Salento e i suoi luoghi di incanto e magia, con gli alti fusti degli olivi.

I cambiamenti climatici cui si sta assistendo, come l’aumento delle temperature medie e delle piogge autunnali, ma anche gli eventi estremi sempre più frequenti come le abbondanti precipitazioni, insieme alla grave crisi economica del comparto che ha reso insostenibili i costi delle potature necessarie per ridurre l’insorgere di patologie, hanno probabilmente consentito il diffondersi incontrollato di questo batterio.

Propagazione del batterio

Il batterio si propaga attraverso la puntura dell’insetto, che si serve delle piante per nutrirsi; agisce occludendo i canali xilematici che permettono alle piante di ricevere acqua, da cui l’aspetto “bruciato” delle foglie.

I migliori ricercatori delle università statunitensi non sono ancora riusciti a scoprire una strategia per annientarlo. E gli olivi della Puglia sono stati trascinati nel fango del macero sotto il flagello di questa epidemia che una colpevole ingenuità ha portato in questa terra, sulle ali di una graziosa cicala, campionessa di tragici decessi.

Il vettore

Il riconoscimento di questa cicala quale vettore di agenti fitopatogeni risale agli anni Sessanta, quando è stata dimostrata la sua possibile associazione con il batterio Xylella fastidiosa (a sua volta scoperto in California nel 1880); ma non era mai stato riscontrato in Europa, prima d’ora. Successivamente è stata chiarita la dinamica del processo di trasmissione ed in particolare la durata dei tempi di acquisizione, latenza ed inoculazione.

Già dall’aprile 2013 a causa dell’espandersi di forti infezioni di questa fitopatologia anche in oliveti ben tenuti, la chioma verde di molti olivi appariva improvvisamente striata di chiazze marroni, come se un fuoco avesse seccato alcune porzioni del fogliame; dal punto di vista epidemiologico, è noto infatti che la probabilità di trasmissione del batterio aumenta in primavera a causa dell’aumento del titolo fitoplasmatico, della densità degli adulti in campo e del ciclo biologico del vettore.

In tutti gli alberi interessati è stata inoltre rinvenuta la presenza del fungo phaeoacremonium, che probabilmente è solo un sintomo e non la causa  della patologia; ma potrebbe anche darsi che il batterio e il fungo costituiscano un sodalizio.

E così gli olivi, segnale da sempre di un orizzonte che introduce in un mondo diverso, ricco di echi e memorie del passato glorioso e perduto, colmo di suggestioni sensuali e raffinate, incorniciato di opere d’arte e bellezze scultoree, architettoniche, paesaggistiche, hanno cominciato ad ammalarsi.

Considerata la velocità di diffusione, si pensa che la Xylella fastidiosa sia arrivata nel Salento già da diversi anni, ma sia rimasta dormiente fino ai mesi scorsi. Anche le cicale portatrici del batterio, non sono autoctone, per cui gli esperti sono al lavoro anche per capirne di più su come siano potuti giungere qui questi insetti.

Come porre rimedio?

Restrizioni ben più rigide potrebbero arrivare da Roma, dove in sessione straordinaria si è riunito il Comitato Fitosanitario Nazionale, nell’attesa che esperti in micologia, batteriologia, fitoplasmologia, virologia, entomologia e acarologia, possano dare un’idea su come porre rimedio alla tragedia che sta colpendo gli olivi del Salento, e attivare progetti di innovazione per la salvaguardia dell’olivicoltura salentina.

Nel frattempo la Regione ha già predisposto la mappatura degli uliveti con sintomi del “disseccamento rapido”, vietando la movimentazione di tutto il materiale vegetale vivo infetto, disinfettando gli attrezzi da taglio, bruciando i residui di rami e fogliame.

Il Salento, terra di cultura, di eccellenze agroalimentari e di tesori enogastronomici, si trova a combattere contro questo male assurdamente importato senza che le attenzioni prodotte dalla scienza abbiano saputo arginare, impedire, prevenire. E considerata l’importanza economica degli olivi del Salento, i danni riguarderebbero oltre all’agricoltura, anche l’erboristeria, il turismo e l’ambiente.

Olio sempre di ottima qualità

Per ora il fenomeno, non pregiudica in alcun modo la qualità delle olive, sia da mensa che da olio, né influisce sulle caratteristiche dell’olio che se ne ricava: l’olio fine del Salento, delicato, quasi liturgico e dalle spiccate qualità salutari, molto apprezzato per le sue pregiate caratteristiche anche in relazione all’alta qualità di polifenoli presenti all’interno, va valorizzato anche in questa ottica. Si punta sempre e comunque alla tutela di questi prodotti, che possono in ogni caso dare un futuro a molti giovani.

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8 commenti a “Male oscuro degli ulivi nel Salento è caccia al batterio Killer Xylella fastidiosa”

  1. Leonardo Antonio Pinto ha detto:

    Il DLGS 152/2006 art.185, IL dlgs152 2005 art.256, l’art. 674 del C.P. e la Sentenza di Cass.Pen. n.462134 del 4 novembre 2008 vietano l’abbruciamento dei residui di potatura. Pertanto i rami infettati dal batterio della rogna, del rodilegno e del xylella fastidiosa non venendo bruciati ma rimanendo sul terreno infettano e distruggono tutto. I citati Decreti penalizzano i proprietari con aggravi di spese per lo smaltimenti dei residui della potatura,costi enormi per la coltivazione del terreno, per la potatura delle piante e per la raccolta delle olive spese non compensati per niente dalla vendita del prodotto ottenuto. Pertanto i proprietari di uliveti sono costretti ad abbandonare tutto a danno dell’ambiente e della produzione.

  2. Romeo Randino ha detto:

    E’ necessario sensibilizzare il legislatore sull’opportunità di derogare all’obbligo di non bruciare i residui di potatura. Ciò anche per ridurre la diffusione di altre patologie (rogna, lebbra, punteruolo, ecc.)

  3. Guido Boncristiani ha detto:

    Essendo un batterio. L’analisi genetica del DNA batterico, ci fornisce a quale specie (o sottotipo) appartiene. Per intervenire, occorre utilizzare un antibiotico specifico. Effettuare in laboratorio le prove di tossicità sul batterio. Utilizzare dosi tali da “uccidere il batterio” senza danneggiare in modo significativo le piante di Ulivo. La formulazione batterica, andrebbe irrorata sulle piante malate.

  4. teresa ha detto:

    Sono d’acordo con Boncristiano.Una accurata ricerca vale molto piu di questi espianti a mio parere solo dannosi.I fitopatogeni sono infinitesimali e non si distruggono con l’espianto di alcuni esmplari.Il nostro territorio sara devastato da questa caccia alle streghe.Dobbiamo bruciare sul campo le risulte.Non saranno i nostri focherelli a surriscaldare il pianeta,come vogliono far credere i soliti sostenitori delleenergie alternative.Arare poco,perche gli aratri trasmettono fisicamente le spore e disinfettare attrezzi da potatura e fusto e chioma dei nostri alberi.La ricerca dei principi attivi contro i nostri nemici fara il resto.E dove espiantiamo per necessita dovremo reimpiantare olivi.Cosi il nostro paesaggio sara salvo e la nostra economia anche.Perche l’olio salentino comincia ad essere un concorrente pericoloso per molti.Verita da non dimenticare MAI!

  5. Leonardo Antonio Pinto ha detto:

    Le piante malate non producono frutti sani.

  6. Pantaleo ha detto:

    Non ci sarà alcun abbattimento di ulivi nell’area ionico-salentina della provincia di Lecce. Lo assicura l’assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, dopo aver ricevuto informazioni dirette da Bruxelles dove la Commissione oggi ha esaminato, attraverso il Comitato Fitosanitario permanente Europeo, l’emergenza ‘Xylella Fastidiosa’ sugli ottomila ettari di uliveti del Salento.
    Fonte: (ANSA)

  7. ferrobattuto ha detto:

    se aspettiamo i politici che ci danno una mano noi siamo fritti

  8. antonio ha detto:

    alla data odierna 01.10.2014 non si conoscono ancora i principi attivi per combattere la xylella intanto gli alberi di olivo continuano a morire anche quest’anno è un anno orribilis
    scarico di olive e tutte attaccate dalla Mosca

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