Apicoltura Salento

Cos’è l’apicoltura?

L’apicoltura, per definizione, è la tecnica dell’allevamento delle api. Nei secoli quest’arte ha subito un’evoluzione notevole, sino ad arrivare ai nostri giorni con l’apicoltura razionale. Con il passare degli anni c’è stato un sempre maggiore rispetto verso le api. Basti pensare che mentre in passato veniva letteralmente “rubato” loro il miele (compromettendo non poche volte la vita stessa dell’alveare!), oggi “regaliamo” alle api una casa confortevole e già completa: l’arnia razionale, con all’interno i telaini (favi) già pronti per essere riempiti! In cambio le nostre “amiche” producono più miele, che noi andremo a raccogliere da una zona dell’arnia detta melario.

Iniziando a praticare questo hobby ho scoperto che a Morciano fino a qualche anno fa erano tantissime le famiglie ad avere degli alveari. Anche nella cucina popolare troviamo esempi di dolci che vedono nel miele il loro ingrediente principe (ad esempio le cartellate). Purtroppo oggi questa tradizione sta morendo e molte antiche arnie sono andate perse.

L’arnia adottata da www.torrevado.info

Ritengo quindi ancora più apprezzabile l’opportunità che Pantaleo e lo Staff di TorreVado.info mi stanno offrendo: parlare su questo sito di apicoltura, con un occhio particolare verso l’apicoltura tradizionale. Spero che nasca in qualcuno il desiderio di recuperare antiche tradizioni abbinandole a tecniche moderne ma rispettose della natura.

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Le arnie villiche del Salento

Passeggiando nelle campagne salentine, soprattutto nei pressi di alcune masserie, potremmo imbatterci in delle arnie villiche: le vecchie arnie in pietra che a Morciano e dintorni erano conosciute come “Vucche” ossia bocche.


Le arnie villiche sono costituite da blocchi di pietra a forma di parallelepipedo e cavi all’interno. Una delle due estremità più lontane, solitamente quadrate, è chiusa ma presenta alcuni forellini, che permettevano il passaggio delle api. Dall’altra parte invece l’arnia, aperta, veniva sbarrata con un “tappo”, anch’esso in pietra, e sigillata con della calce mista a terra, in modo da non far passare le api. Durante il periodo della raccolta (tradizione vuole che sia dopo la festa di Sant’Anna, a Luglio) l’apicoltore toglieva il tappo e “tagliava” i favi.



Questa era un’operazione spesso cruenta per le api, e non priva di problemi per chi operava. Infatti bisognava mettere in conto di essere punti in quanto le maschere utilizzate erano spesso “arrangiate”. Inoltre per far allontanare le api dai favi si lavorava con un bastone alla cui estremità veniva bruciato del letame essiccato e buona parte del fumo andava a finire anche verso l’apicoltore.

I favi appena raccolti si riponevano nei contenitori improvvisati e coperti con tovaglie o strofinacci, quindi portati nelle case per la gioia dei bambini. La parte di favo contenente il miele si separava da quella contenente covata (detta “puddhu”) quindi si procedeva con la spremitura per ottenere il dolce miele!
Nelle fotografie potete vedere un paiara, adibita un tempo a frantoio per l’uva, sul cui lato ad est è stato costruito un apiario. Oggi sono riuscito a riparare 5 arnie su 6, e ad avere api in 4 di queste.






Ape ladra di Polline

Una curiosa testimonianza di un’ape che ruba letteralmente il polline alla sua compagna.!

Anche le api rubano! Nel video si vede un’ape che ruba il polline da una “collega” all’ingresso di un’arnia villica e poi tenta di fare il bis. Nel replay si può notare meglio

Il regno delle Api, un’organizzazione perfetta

Gli alveari sono un super-organismo in cui ogni ape ha un ruolo ben definito.

ape sui telaini

A capo c’è l’ape regina (una per ogni alveare) che ha il compito di deporre le uova e, nel periodo della sciamatura, abbandona la vecchia “casa” con una parte dei suoi “sudditi” per andare a formare un nuovo “regno”, lasciando il posto ad una nuova regina. E’ facilmente distinguibile per via della sue dimensioni più pronunciate rispetto alle altre api, dovute all’addome dorato ed allungato.
Ci sono poi i fuchi, i maschi dell’ape, che hanno il solo compito di fecondare la regina. Hanno dimensioni più piccole della regina, ma più grandi delle altre api. Si distinguono facilmente anche per gli occhi che sono molto pronunciati ed occupano buona parte della testa. E’ utile sapere che non pungono! Di solito in un alveare di diverse migliaia di api, sono un centinaio.

Per concludere troviamo le api operaie, senza dubbio le più numerose. I loro compiti sono specifici e normalmente variano con l’età dell’ape stessa. Alcune si occupano di tenere pulito l’alveare (api spazzine), altre di nutrire le larve (ape nutrici), altre ancora della difesa (api guardiane) e, le più esperte di procurarsi nettare e polline (api bottinatrici). Sono di dimensioni ridotte se paragonate alla regina o ai fuchi, ma hanno delle ali ben sviluppate per poter volare lontano (arrivano ad allontanarsi più di 3 Km in caso di mancanza di nettare nelle vicinanze dell’alveare).

famiglia di api

Apicoltura: Fecondazione dell’ape regina e covata

La fecondazione della regina avviene durante il “volo nuziale” ovvero quando una regina ancora vergine esce dall’alveare (unica volta nella sua vita esclusa la sciamatura) seguita da alcuni fuchi.

Durante il volo avverrà la copulazione a seguito della quale i fuchi moriranno (il loro apparato riproduttore rimane ancorato alla regina). La regina quindi conserva lo sperma in delle sacche interne dette spermateche, per utilizzarlo nel corso della sua vita per fecondare le uova. Si calcola che un’ape regina arrivi a vivere sino a 5 anni. La prima distinzione che si può fare nella covata è nel fatto che le uova fecondate danno origine ad operaie o ad una regina, le altre a fuchi. Quindi, nel caso una regina dovesse terminare lo sperma contenuto nella spermatica o non venisse fecondata, dalle sue uova nascerebbero solo fuchi (regina fucaiola). Anche le operaie possono deporre uova non fecondate (ad esempio se viene a mancare la regina e non riescono a sostituirla) che danno origine pure in questo caso a fuchi. Un alveare che presenti solo covata maschile è destinato a morire (salvo il tempestivo intervento dell’apicoltore).




La regina depone le uova nelle cellette dei favi. Ogni cella conterrà un solo uovo ben ancorato ed al centro. La maggior parte delle celle sono da operaia. Ai bordi dei favi invece troviamo normalmente le celle da fuco, più grandi. E’ ancora più facile distinguere la covata maschile da quella femminile osservando gli opercoli (i “tappi”) delle celle. Infatti quelli delle celle a fuco sono più “bombati”. Ancora più semplice è riconoscere la cella che vedrà nascere la regina (detta cella reale): ha una caratteristica forma “a pigna”.
Anche l’evoluzione della covata di regina, fuchi ed operaie ha una durata differente, come si può notare dalla tabella di seguito:

giornooperaia fuco regina
1uovouovouovo
2uovouovouovo
3uovouovouovo
4Larva (pappa reale)larvaLarva (pappa reale)
5Larva (pappa reale)larvaLarva (pappa reale)
6Larva (pappa reale)larvaLarva (pappa reale)
7LarvalarvaLarva (pappa reale)
8LarvalarvaLarva (pappa reale)
9LarvalarvaLarva (pappa reale)
10Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)
11Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)
12Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)
13Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)
14Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)
15Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)
16Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)ape
17Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)ape
18Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)
19Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)
20Ninfa (cella opercolata)Ninfa (cella opercolata)
21apeNinfa (cella opercolata)
22Ninfa (cella opercolata)
23Ninfa (cella opercolata)
24ape

Osservando attentamente lo schema si intuisce come, in caso di improvvisa orfanità di una famiglia, le api possano rimediare trasformando una cella “da operaia” in una cella reale, purché la larva non abbia superato il 3 giorno di vita. La cella della larva “prescelta” viene trasformata in una cella reale, e viene nutrita con pappa reale fino al 10° giorno.
E’ quindi molto importante per una apicoltore individuare eventuali famiglie orfane per aggiungere, se necessario, un telaino contenente covata fresca (preso da un’altra arnia) e salvare così una famiglia destinata a morire. Naturalmente nell’apicoltura con arnie villiche questo non è possibile perché non si potrebbero aggiungere dei favi di covata fresca ma, soprattutto, perché è praticamente impossibile sapere se la famiglia è orfana o meno.

cella reale in un favo tradizionale



L’arnia razionale

L’arnia per l’apicoltura moderna più diffusa in Italia è la DB (Dadan Blatt) da 10 telaini. Le parti principali sono 2: il nido (in basso) ed il melario (in alto). Nel nido l’apicoltore provvederà ad inserire dei telaini (nell’arnia in questione 10) con dei fogli cerei su cui le api costruiranno le cellette per la covata e l’immagazzinamento del miele e del polline.

I fogli cerei, ricavati da cera d’api, hanno prestampata in rilievo la forma esagonale delle celle femminili (più piccole rispetto alle maschili). Nel melario invece, che viene aggiunto sul nido quando la famiglia comincia a raggiungere dimensioni importanti (le api che presidiano 7 telaini del nido), i telaini saranno 9, e la loro altezza sarà la metà dei primi.. E’ buona norma inserire tra il melario ed il nido una griglia detta “escludiregina”. Questa serve, come suggerisce il nome stesso, ad evitare che la regina riesca a salire a melario, ed a deporvi le uova. In questo modo troveremo nel melario solo il miele, che provvederemo a raccogliere attraverso un processo detto “smielatura”, durante il quale non distruggeremo le cellette che con tanta fatica le api avevano costruito sui fogli cerei che avevamo dato loro, ma semplicemente priveremo del miele.

L’anno successivo riconsegneremo alle nostre amiche i telaini da melario che avevano già costruito. Esse quindi si troveranno a poter fare a meno di costruire nuovamente il “magazzino” e ci “ringrazieranno” dedicandosi alla raccolta del nettare e quindi alla produzione del miele.
Per chiudere l’alveare troviamo il coprinido ed il tettuccio. Un’altra parte dell’arnia è il portichetto d’ingresso. Questo, nel caso delle arnie da nomadismo (quelle che vengono spostate per la produzione di miele monofora), può essere chiuso con una rete che permette alle api di “respirare” ma non di uscire.
Da qualche anno le arnie vengono costruite con un altro accorgimento: il fondo anti-varroa. Si tratta di una rete posta al posto del fondo dell’arnia. In questo modo le varroa (un acaro dell’ape) che dovessero cadervi non riescono a risalire nell’alveare. Posizionando un cassettino sotto la rete si può controllare lo stato di infestazione della famiglia (contando il numero di varroa presenti).

La posizione ideale per un arnia è un luogo soleggiato d’inverno e fresco d’estate (ad esempio sotto un Albero con foglie caduche). La sua orientazione dovrà essere sud – sud est, in modo da essere colpita dai primi raggi di sole del mattino ed a stimolare le bottinatrici ad uscire nel momento in cui i fiori hanno il maggior contenuto di nettare.

Apicoltura: Come visitare un’arnia

Qualche volta può succedere di essere punti da un’ape, soprattutto se si fa l’apicoltore
A prescindere dal fatto di decidere o meno di avere a che fare con le api, è opportuno che ognuno si accerti del fatto di non essere allergico al loro veleno. Sarebbe infatti stupido rischiare uno shock anafilattico.

puntura di un’ape – puncture of a bee





Detto ciò, bisogna sapere che le api attaccano solo se si sentono minacciate; nella visita ad un arnia quindi la regola principale è non farle innervosire! E’ opportuno vestire con abiti chiari, indossare una maschera protettiva (in commercio se ne trovano a partire da 20,00 €) e dei guanti (vanno bene quelli gialli che si usano per lavare i piatti). Gli apicoltori più esperti preferiscono lavorare senza maschera e guanti, ma bisogna sempre mettere in conto qualche puntura.

Un altro attrezzo quasi indispensabile per un apicoltore è l’affumicatore. Si tratta di uno strumento nel quale viene fatto bruciare del cartone arrotolato (o un sacco di iuta) e grazie al quale si indirizza qualche sbuffo del fumo prodotto verso le api, rendendole più docili. Bisogna però fare attenzione a non esagerare con l’affumicatore, pena l’effetto opposto, con le api che cominceranno ad innervosirsi.
Un altro semplice ma indispensabile strumento è la leva, necessaria per togliere il coprinido e staccare il melario dal nido (le api li sigillano con una sostanza detta propoli). Se un estremità della leva è a forma di un gancio, può essere utilizzata per togliere i telaini senza farli urtare tra loro rischiando di schiacciare delle api (e quindi innervosirle).

Apicoltura: La sciamatura ed il recupero degli sciami

Il fenomeno della sciamatura è un evento molto importante nel ciclo vitale delle api. Si tratta dell’abbandono dell’arnia della vecchia regina, seguita da un gran numero di altre api. In questo modo da un’unica famiglia più grossa se ne formano 2 più piccole.

Questo avviene nel periodo primaverile, in cui c’è maggior quantità di nettare e polline, per permettere alla nuova famiglia di poter facilmente trovare le “energie” per la costruzione di una nuova “casa” e di raggiungere prima del periodo autunnale un numero tale da permetterle di sopravvivere sino alla stagione successiva.

Quando le api avvertono che la regina ha intenzione di sciamare, cominciano a costruire delle celle reali per rimpiazzarla. La sciamatura avviene normalmente in una giornata soleggiata, durante le ore più calde. E’ impressionante vedere questa nuvola di api alzarsi in volo e sentirne il rumore! Solitamente la prima “tappa” dello sciame è il ramo di un albero a pochi metri dall’alveare. Qui le api si dispongono a formare un caratteristico grappolo ed attendono che le esploratrici trovino un posto adatto per l’insediamento del nuovo nido. Possono intercorrere poche ore così come 2-3 giorni prima che uno sciame si allontani definitivamente dal ramo. E’ proprio in questo lasso di tempo infatti che avviene il recupero dello sciame da parte dell’apicoltore. Il metodo tradizionale (che ho utilizzato anch’io sino a quest’anno) è quello di far cadere lo api in un cesto, scuotendo il ramo su cui si sono posate, chiudendo quindi la “sporta” per non farle uscire.

A questo punto si capovolge il cesto per fare in modo che le api si appendano al suo fondo e dopo qualche minuto si riversano le api nell’arnia (villica o razionale) che si provvederà subito a richiudere. Non sempre le api decidono di rimanere nell’arnia. Per ovviare a ciò alcuni metodi tradizionali erano quelli di strofinarne le pareti con del rosmarino o di ungerle di miele. Con l’avvento delle arnie razionali, basta lasciare nel nido dei telaini di covata perché le api decidano di non abbandonare la nuova dimora. Si può inoltre evitare il passaggio dello sciame nella cesta, facendo cadere le api direttamente nell’arnia.

Apicoltura: Formazione di nuove famiglie

L’uso delle arnie razionali ci permette di formare nuove famiglie, evitando la sciamatura. Ci sono diversi metodi che si basano principalmente sul fatto che è possibile prelevare dei telaini da un’arnie ed inserirli in un’altra. Ad esempio, appena comincia il periodo della sciamatura e le api accennano la costruzione delle prime celle reali, procediamo a spostare 3 telaini di covata in una nuova arnia insieme a delle api e, soprattutto, alla regina. Inoltre aggiungeremo 2 telaini di scorte presi da altre arnie (stavolta senza api sui telaini). Le api nella nuova arnia, insieme alla vecchia regina, cominceranno a lavorare per rinforzare la famiglia.

Nella vecchia arnia le api finiranno di costruire le celle reali e rimedieranno presto alla loro orfanità con una nuova regina. E’ scontato che queste operazioni non vanno a buon fine nel 100% dei casi. E’ quindi buona norma verificare che tutto proceda correttamente e che, ad esempio, nello spostare i telaini non abbiamo ucciso la regina, o che nella vecchia arnia le celle reali portino realmente alla nascita della nuova regina.
Inoltre è opportuno valutare la convenienza di sacrificare una famiglia forte per formarne due: infatti perderemo parte del raccolto di miele (le api saranno impegnate a ripopolare la famiglia anziché nella raccolta).

La lotta biologica alla varroa nell’apicoltura

La varroa è un acaro presente praticamente in tutti gli alveari. Ha dimensioni paragonabili a quelle di una pulce. Questo acaro oltre a debilitare le api adulte attacca le larve, portando alla nascita di insetti senza ali o deformi. Arnie con forti infestazioni di varroa sono destinate alla morte, anche perché le api divengono più vulnerabili alle altre patologie.

Oggi si sono sviluppati diversi metodi per la lotta a quest’acaro. Oltre a quelli con prodotti chimici (Apivar, Apilife, ecc.) sta prendendo sempre più piede il “TIT” (Telaino Indicatore Trappola). Quello dell’utilizzo del TIT è un metodo di lotta biologica alla varroa. Sfrutta il fatto che quest’acaro per riprodursi utilizza le celle di covata opercolata, prediligendo le maschili. Il TIT è un normale telaino, diviso in 3 parti, ed al quale non viene inserito il foglio cereo. Si procede in questo modo:

  • Giorno 1: Si inserisce il TIT tra 2 telaini di covata, avendo cura di lasciare vuota solo 1 delle 3 parti in cui è suddiviso (le altre 2 saranno chiuse con un diaframma di legno). Le api cominceranno a costruire celle che saranno da fuco (in quanto gli altri telaini che abbiamo dato loro avevano fogli cerei con prestampate celle femminili). La parte vuota del TIT dovrà essere rivolta verso l’ingresso dell’arnia, che è la parte che le api prediligono per costruire.
  • Giorno 8: Le api avranno cominciato a costruire un favetto nella parte libera del TIT, ed alcune celle avranno covata. Ora noi toglieremo il diaframma che chiudeva la parte centrale.
  • Giorno 15: Il primo favo occuperà ormai tutto lo spazio a disposizione (1/3 del totale) e presenterà covata opercolata. Nel secondo spazio che avevamo dato alle api esse avranno costruito un altro favetto (che si troverà come quello precedente al giorno 8). Togliamo ora il terzo diaframma e ruotiamo il telaino in modo da mettere la parte vuota rivolta verso l’ingresso dell’arnia.
  • giorno 22: Togliamo dal TIT il primo favo che le api avevano cominciato a costruire prima che la covata sfarfalli. In questo modo avremo eliminato la varroa che si era annidata in quel favo (coma avevamo detto quest’acaro predilige le celle maschili per riprodursi). Ecco perché il telaino prende il nome di “Trappola”. La settimana successiva elimineremo il secondo favo e così via. Il TIT è anche indicatore perché, nel momento in cui non dovessimo trovare costruito un favetto nello spazio lasciato libero la settimana precedente, avremo il sentore che qualcosa non va! Ad esempio potremmo trovare delle celle reali, indice che le api si preparano a sciamare. Sarà nostra cura a quel punto decidere il da farsi.
ripresa video di alcune varroe che attaccano le api allo stato larvale

Il video riprende alcune varroe, un acaro che attacca le api (soprattutto allo stadio larvale) e che da alcuni decenni ha raggiunto anche le nostre zone. I rimedi più utilizzati per combattere l’infestazione sono a base di acido ossalico, una sostanza consentita anche a chi produce miele biologico. Nel filmato si vede in particolare una varroa molto “attiva” che si muove su e giù per il foglio.

Attrezzatura da Apicoltore

Come molti hobby anche l’apicoltura ha dei costi. Si può però dilazionare la spesa acquistando prima le cose fondamentali per iniziare ad allevare, e successivamente altri strumenti che servono per la produzione del miele.
La prima cosa da acquistare naturalmente è l’arnia.

Arnia adottata da Torrevado.info nel Salento

Il costo di un’arnia nuova completa di melario e telaini con fogli cerei parte da 100,00 euro circa. E’ importante decidere subito se si vuole utilizzare arnie da 10 o da 12 telaini, e comunque di misure standard. Infatti è indispensabile per contenere i costi poter scambiare le varie componenti dell’arnia e l’attrezzatura di lavoro (melari, telaini, apiscampo, ecc.).
Altro attrezzo indispensabile, soprattutto per chi è alle prime armi, è la maschera.

Ne esistono differenti tipi (solo la parte superiore, a camiciotto, a tuta) e di differenti prezzi (a partire da 20,00 euro). L’importante è che sia di un colore chiaro (normalmente bianche o gialle) e comode per poter lavorare senza intralcio.
Terzo strumento comune a tutti gli apicoltori è l’affumicatore.


E’ consigliabile comprarne uno con la griglia esterna antiscottatura, e non troppo piccolo, per evitare di rimanere senza fumo nel mezzo di una visita ed essere costretti a interrompere il nostro lavoro. Si parte da 25,00 euro.
A questo punto passiamo a strumenti utili ma non indispensabili per chi comincia.
Uno di questi è la leva.

Ne esistono di vari tipi e sono comodissime per staccare il melario dal nido (le api li uniscono con la propoli) e per togliere i telaini senza scuoterli troppo. Il prezzo è di circa 8,00 euro.
C’è poi lo zigrinatore, utilizzato per rendere ondulato il filo metallico dei telaini (su cui andremo a fissare i fogli cerei)

Passiamo quindi a parlare della griglia escludirgina. E’ una griglia che serve ad evitare che la regina deponga le uova nel melario e che ci facilita quindi la successiva smielatura. Non tutti gli apicoltori la utilizzano ma personalmente la trovo indispensabile. Prezzo: da 10,00 euro.
L’apiscampo è invece un attrezzo che, posizionato tra nido e melario il giorno prima della smielatura, ci fa trovare il melario sgombro da api (possono solo andare in direzione del nido). Costo: circa 10,00 euro.
Quando finalmente le nostre api avranno riempito i primi melari, sarà il momento di comprare altri attrezzi come il banco disopercolatore, lo smielatore ed il maturatore, che hanno però il difetto di essere più costosi.
Il banco disopercolatore, unito all’acquisto di un coltello e di una forchetta specifici serve, come dice il nome stesso, a togliere gli opercoli dai favi per “liberare” il miele.
A questo punto i telaini vengono posizionati nello smielatore, uno strumento con un cestello che viene fatto ruotare velocemente e sfruttando la forza centrifuga svuota le cellette dei favi dal miele. Il costo di questi strumenti va da poche centinaia di euro fino a diverse migliaia (a seconda se utilizzano motori, ecc.).
Un ulteriore passaggio che deve fare il miele prima di essere invasettato è quello che lo porta dallo smielatore al maturatore attraverso un filtro. Il filtro serve ad eliminare eventuali particelle grossolane (ad esempio della cera). Il maturatore invece ha lo scopo di eliminare l’umidità in eccesso nel miele, per evitare fenomeni di fermentazione.

Un altro strumento non indispensabile ma molto utile è la sceratrice. Ha lo scopo di sciogliere la cera (di cui sono fatti i favi) è può essere solare o elettrica. Con la cera prodotta si possono costruire nuovi fogli cerei con notevole diminuzione dei costi, oltre alla garanzia di essere sicuri della qualità del prodotto di partenza.

Come armare un telaino

Le varie fasi per l’inserimento del foglio cereo sul telaino.

Attrezzatura necessaria per armare un telaino

  • Telaino
  • Foglio cereo
  • Filo acciaio (o ferro zincato) di circa 0,5 mm di diametro
  • Caricabatterie
  • Chiodini
  • Zigrinatore
  • Filo di cotone

Procedimento

  1. Svolgere il filo d’acciaio e tagliarlo in modo da avere la lunghezza necessaria all’inserimento dello stesso nel telaino. Per evitare inutili sprechi ci aiuteremo con dello spago, precedentemente misurato, che useremo come riferimento;
  2. Infilare il filo partendo preferibilmente dai fori centrali della parte bassa del telaino. In questo modo troveremo le estremità sulla parte superiore del telaino, una a destra, l’altra a sinistra;
  3. Inserire parzialmente due chiodini vicino alle estremità del filo;
  4. Tendere il filo ed avvolgerne i due capi ai chiodi;
  5. Passare lo zigrinatore per poter tendere ulteriormente il filo, rendendolo ondulato.
  6. Posare delicatamente il foglio cereo sul telaino, avendo cura di centrarlo il più possibile e appoggiare sopra un piccolo peso omogeneo (ad esempio una rivista);
  7. Far passare della corrente nel filo d’acciaio posando sui due chiodi i morsetti di un caricabatteria (a bassa tensione!!!). Dopo pochi istanti il foglio comincerà a sciogliersi in corrispondenza del filo. Interrompere il circuito prima che il filo tagli il foglio.
  8. Terminare di inchiodare il telaino ed eliminare eventuali parti di filo in eccesso.

Apicoltura: La raccolta tradizionale in Salento

Nella raccolta tradizionale dei favi, essere ben protetti è particolarmente importante perché, andando a disturbare non poco le nostre api, le possibilità di essere attaccati sono molte di più che nelle visite all’apiario o nella raccolta dei telaini dell’apicoltura razionale. Ci avvarremo inoltre dell’ausilio di strumenti “moderni” come l’affumicatore invece dello “scomodo” sterco di vacca!

Per evitare di stancarci ed operare in modo comodo portiamo con noi uno sgabello. Lavorare con qualche “confort” non può che rendere le nostre operazioni più precise, cosa necessaria se non vogliamo far agitare troppo le nostre amiche api.
Una volta indossata la maschera ed acceso l’affumicatore, ci sistemiamo dietro l’arnia. Qui, con l’ausilio di un oggetto a punta (un cacciavite va benissimo) togliamo l’impasto di terra e calce che avevamo messo per sigillare il “tappo” dell’arnia e cominciamo a dare qualche sbuffata con l’affumicatore verso le fessure dalle quali iniziano ad uscire delle api. A questo punto rimuoviamo la pietra che fungeva da chiusura e con 2-3 energiche sbuffate facciamo in modo di non far agitare le api. Osserviamo la disposizione dei favi (l’ideale sarebbe averli “per corto”, ovvero avere i favi uno dietro l’altro e non affiancati). Cominciamo quindi, aiutandoci con uno speciale coltello a tagliare i favi, cercando di fare il meno danno possibile. Sarebbe opportuno evitare di asportare favi con covata (che a noi non servono). E’ inoltre importante valutare la forza della famiglia e le quantità di scorte a disposizione.

Infatti togliere troppe scorte potrebbe voler dire condannare quelle api alla morte durante l’inverno. Se ci rendiamo conto di essere attaccati usiamo l’affumicatore senza però esagerare: troppo fumo può dare l’effetto contrario!
Man mano che raccogliamo i favi cerchiamo di togliere le api da sopra con l’aiuto del fumo e di una scopettina; poi li posiamo in delle vaschette coperti da della stoffa (anche degli strofinacci puliti vanno bene) per evitare che le api vi ritornino sopra.
Una volta finita la raccolta richiudiamo le arnie e ci allontaniamo. Prima di togliere tuta e guanti facciamo ben attenzione a non avere ancora api addosso. Sembra un consiglio sciocco ma capita spesso di essere punti quando ormai si crede di essere al sicuro! Se ci dovessero essere ancora api sui favi raccolti dovrebbero essere ormai innocue perchè piene zeppe di miele; è sempre bene però prestare attenzione!

Apicoltura Salento Arnia Tradizionale Morciano di Leuca

Apicoltura arnia tradizionale Morciano di Leuca. La raccolta del miele tradizionale Riprese e montaggio Giulio Rosafio. Sezione apicoltura portale Torre Vado








Foto visita alle Arnie nel Salento

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Galleria fotografica di una giornata passata tra le Arnie Salentine durante la manutenzione – Foto Aprile 2008

Altre info sull’apicoltura in Salento

Apicoltura nel Salento: utilizzo suolo, distribuzione, https://www.torrevado.info/apicoltura/apicoltura2.pdf

Apicoltura nel Salento: produzione, malattie pdf https://www.torrevado.info/apicoltura/apicoltura1.pdf

Articolo di Giulio Rosafio – Morciano di Leuca (LE) – Fotografie: Ciullo Pantaleo

Opinioni e Commenti

Commento scritto da Serena - 24/11/2015

Grazie per aver contribuito ad ampliare le nostre conoscenze. Io trovo affascinante l apicoltura perché in quel momento stai a stretto contatto con le api, il mio insetto preferito

Commento scritto da Sandro Beretta - 05/10/2015

Vivo a sydney e le informazioni che o racconto qui per create nuovo Annie sono in contrasto con cio che leggo posso avere informazioni precise per come creare nuove Arnie, possego 4 arnie o pochissima esperienza in merito,se qualc'uno mi puo aiutare ringrazio anticipatamente

Commento scritto da Giovanni Bellin - 15/04/2015

Bellissimo e chiaro! Complimenti e Grazie di cuore per il vostro magnifico sito.

Commento scritto da Antonio - 31/03/2015

Cia ragazzi vorrei sapere non se quando trovo un telaino con 4/5 covate di Regina devo distrurli tutti o in parte o addirittura nessuna, mi faresti sapere? grsazie

Commento scritto da Nino Gorni - 13/01/2015

Gent. Sig. Giulio sinceri complimenti per la sua interessante iniziativa intesa al ripristino delle arnie villiche del Salento, facendoci rivivere la storia dell'apicoltura fin dai suoi primordi. Gradirei sapere, se possibile, a quale tipo di vegetazione attingono le api che lei custodisce in quei tipi di arnie. Le chiedo ciò perché sto cercando della cera vergine i cui favi siano stati costruiti da api che abbiano pascolato sopra arbusti di timo, alberi di acacia o di carrubo, vegetazione tipica dei monti Iblei o del monte Imetto. Questo tipo di cera , usata nell'antichità, mi è necessaria per la realizzazione dei colori da impiegare nella pittura all'encausto o a cera bruciata, così come ho puntualmente descritto nel mio libro : " ENKAUSTON - la pittura usta dei Greci e dei Romani ", disponibile in Amazon.it dalla prossima settimana. Nella seconda settimana di Aprile dovrò far visita ad un caro amico residente a Cavallino e nell'occasione, se Lei me lo concede, potrei incontrarLa personalmente. In attesa di un suo gradito riscontro in merito , ringrazio per l'attenzione e distintamente saluto Nino Gorni

Commento scritto da mde.guinea - 08/01/2015

buon giorno e buon anno a tutti, abbiamo un orfanatrofio in africa e da tanto tempo avremmo voluto coltivare il miele per i nostri 420 bimbi adesso abbiamo costruito un grosso serbatoio per l"acqua e sotto delle api hanno fatto il nido,non vorremmo bruciarle cosa dobbiamo fare per farle uscire? grazie Riccardo

Commento scritto da Roberto - 03/12/2014

salve mi chiamo roberto e sono interessato alla cera di api potrei avere qualche informazione ... Mi hanno chiesto portaci celle nuove noi te le ridiamo con la cera.... Dove posso trovare celle nuove e quanto costano . Grazie 1000

Commento scritto da rosario - 29/11/2014

le celle di covata sono riempite di miele che serve per nutrire le larve

Commento scritto da mirko - 29/07/2014

mirko c'è un orario specifico per somministrare lo zucchero a velo alle arnie grazie

Commento scritto da alessandro - 01/04/2014

ciao giulio da quanto ho letto si vede che sei molto esperto su questo settore io mi chiamo alessandro ho bisogno di aiuto, ho un agriturismo sulla zona di acquarica del capo quindi nelle tue vicinanze, e questanno oncor piu degli anni scorsi siamo invasi da api da miele vorrei sapere come posso fare ad allontarle senza usare pesticidi e magari ammazzarle. mi puoi aiutare?

Commento scritto da pietro - 17/03/2013

avete pensato che forse il succo di limone o l'infuso di ortica, vaporizzati dentro l'alveare possano essere efficaci? oppure lasciare un contenitore al succo di limone zuccerato all'entrata dell'alveare?

Commento scritto da Giuliano - 04/02/2013

Ciao Giulio, come stai? mi auguro bene, non ci vediamo da tanto tempo, ricordo i vecchi tempi a Lecce, speriamo di incontrarci, un saluto da Casarano Giuliano Pennetta.

Commento scritto da francesco - 23/12/2012

Ottimo lavoro . Quanto sono larghe e lunghe le celle reali ?

Commento scritto da carmelo - 17/12/2012

xke le api sciamano d inverno

Commento scritto da Angelo - 15/09/2012

Gentile Vincenzo Mininni io sono di Corato... potresti darmi delle dritte anche sulle cose da acquistare?

Commento scritto da Angelo - 15/09/2012

ciao Giulio e compliemnti per tutto. il mondo laborioso delle api mi affascina e vorrei mettere un arnia nel bel mezzo della coltivazione di ciliege del mio terreno. Sono a digiuno di tutto e ho trovato info interessanti sul sito, anche io sono pugliese ma non ho idea di che arnia acquistare e come catturare o far insediare una famiglia di api nell'arnia che acquistero' spero che possa aiutarmi saluti

Commento scritto da massimo - 16/08/2012

Io sono di Spinazzola (Bt) e mi incuriosisce questa pratica anche perchè ho un frutteto. Quanto costa un kit per cominciare e quanto ci vuole per acquisire un minimo di competenze?

Commento scritto da francesco - 12/08/2012

ciao sono cicci da sarule nu sono obista vorrei sapere se conrollando spesso le arnie sucede cuaolcosa alle api x che non riesco a caturare gli csiani che non ho capitobene ilsegnale che da giorni pria dalle informazioni che ho avuto midicono che le appi gioni prima escono fuori x dare spazzio alle nuove grazzie e vero o ce altro segnale visibile grazzie

Commento scritto da Vincenzo Mininni - 22/07/2012

Ciao Tommaso, sono anch'io della provincia di Bari. Se fossi un pò più preciso ti darei io delle dritte. Per chiunque volesse delle dritte sull'apicoltura, chieda pure. Sono di Terlizzi.

Commento scritto da Salvatore - 03/06/2012

ciao Giulio, complimenti per una cosi ampia panoramica dell'ape.Anche io come tanti sono appassionato all'apicoltura, conosco ben poco delle api, quello che mi appassiona che è un insetto grande poco piu di una mosca e produce tanti prodotti per l'umanità, ma il piu lavora di precisione. Anche io vorrei iniziare questa attivita, a chi potrei rivolgermi?

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