Turchi e saraceni nel Salento

26 Dicembre 2008 | Autore: Mr.salento | Salento

La posizione geografica della Puglia ne ha da sempre fatto un luogo di particolare importanza posta com’è al centro del Mare Mediterraneo, punto di passaggio obbligato della comunicazione tra l’oriente e l’occidente, dei traffici, del commercio, delle migrazioni e dei viaggi verso oriente ed occidente.

Tale ruolo centrale ha dato alla Puglia, e soprattutto alla sua parte più meridionale, il Salento il vantaggio di essere stato nel corso dei millenni un crogiolo di culture e di religioni, di usanze e costumi che permeano ancora oggi molta parte della vita di questa regione. Oltre ai vantaggi si devono necessariamente elencare anche gli svantaggi, tra i quali il più grave è quello di essere stata costantemente terra di conquista e di razzie, di distruzioni e di rapina, cui la popolazione ha dovuto far fronte in continuazione.

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le torri di avvistamento che scrutavano il mare

Quello che è stato in grado di caratterizzare maggiormente il territorio dal punto di vista architettonico demografico e sociale è stata la secolare lotta tra cristianità ed islam che ha visto le coste pugliesi protagoniste assolute dello scontro.

Turchi e saraceni per secoli sono approdati sul litorale pugliese spinti sia dal desiderio di conquista sia semplicemente per ragioni di carattere più immediato come quella di compiere razzie e distruggere per motivi di strategia militare le importanti basi commerciali e navali dell’occidente cristiano. Proprio dalla Puglia peraltro partivano le spedizioni di crociati alla volta della Palestina per riconquistare all’occidente la Terra Santa.

La linea costiera della Puglia nel medioevo viene dotata di un’imponente sistema di fortificazioni: dalla dominazione dei normanni a quella dei longobardi, fino ad arrivare agli spagnoli nel corso del ‘600, vengono erette sulla costa centinaia di torri che avevano sia la funzione di avvistare il nemico proveniente dal mare che di costituire il primo baluardo difensivo per impedire a questo di espandersi nel territorio. Ancora oggi uno degli itinerari più affascinanti da percorrere sulla costa salentina è proprio quello che tocca le varie torri che costellano la costa, molte ridotte a cumuli di pietre altre invece ancora oggi in ottimo stato conservativo.

Talvolta le scorrerie dei turchi e dei saraceni sono così gravi, come quella che devasterà Otranto nel 1400, da provocare veri e propri spostamenti della popolazione che rinuncerà per lungo tempo ad abitare sulla costa e si risolverà ad insediarsi nell’entroterra, meno facilmente attaccabile e percorribile dai guerrieri saraceni e turchi. La conformazione stessa dei borghi medievali è significativa: il labirinto di vicoli e stradine, di cunicoli e gallerie non erano infatti il segno di uno sviluppo urbanistico irrazionale ma aveva una precisa funzione difensiva. Gli attacchi e le scorrerie infatti erano più facilmente contrastabili grazie proprio al labirintico svilupparsi del borgo, in cui il nemico facilmente si disorientava ed in cui necessitava di un imponente numero di belligeranti per venirne a capo.

 

La presenza dei saraceni sarà anche stanziale in alcuni casi, come a Bari (847-871 d.C.) e a Taranto (840-880 d.C.).

Ma la presenza dell’islam e di popolazioni saracene in Puglia non è stata sempre e solo sinonimo di conflitto. In molti casi tra le popolazioni stanziali si segnalano numerose comunità islamiche, costituite per la maggior parte di maestranze operaie impiegate nell’edilizia, per le alte capacità artigiane e manuali che tradizionalmente possedevano, lavoratori impiegati negli imponenti progetti di costruzione di cattedrali e palazzi, in cui la loro abilità e l’eccellente gusto artistico si imponevano, come scalpellini e nella realizzazione dei mosaici.

Beffarda a questo proposito l’opera degli artisti musulmani impiegati nella realizzazione del mosaico pavimentale della Basilica di San Nicola a Bari: nel cuore di un edificio sacro al culto cristiano gli anonimi artisti hanno infatti raffigurato per decine di volte il nome di Allah, abilmente camuffato tra le decorazioni del mosaico. Altrettanto significativa la presenza in alcuni borghi soprattutto del barese, meno nel Salento, delle “scesciole”, termine arabo che traduce l’italiano “labirinto”, anticamente i quartieri dove erano insediate le comunità musulmane. Tratti dell’influsso dell’oriente li ritroviamo anche nella cucina, soprattutto nella pasticceria, in cui gli ingredienti e le spezie utilizzate sono in larga misura le stesse della pasticceria araba, la cannella, il miele, la pasta di mandorle tra gli altri.

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