Progetto europeo Med-jelly-risk, reti anti-meduse, parte la sperimentazione

12 Agosto 2013 | Autore: Pantaleo | Salento

Le meduse sono importanti per l’equilibrio dell’ecosistema marino: regolano la popolazione del plancton di cui esse stesse si nutrono e sono a loro volta nutrimento di vari animali marini acquatici e volatili. Affascinanti nelle loro trasparenze, eleganti e raffinate, innocue o terribilmente pericolose, fanno parte del plancton e si lasciano passivamente trasportare dalle correnti; sono gli animali più antichi che abitano i mari, ben adattate a qualsiasi condizione ambientale.

La recente notizia della comparsa di enormi sciami di meduse in tutto il Mediterraneo, ha portato numerosi esperti a preoccuparsi del problema: provviste di piccoli arpioni velenosi usati per cacciare e nutrirsi del plancton, alcune risultano estremamente urticanti per l’uomo; il 30 luglio 2013, presso la sala conferenze della sede dell’Area Marina Protetta Isole Pelagie, si è tenuta una importante conferenza sul progetto europeo “Med-jelly-risk”, del programma ENPI-CBC MED, riguardante le problematiche inerenti la proliferazione delle meduse. Il Dottor Stefano Piraino, docente di biologia all’Università del Salento, membro del Consorzio Inter-universitario per le Scienze del Mare-Università del Salento, risulta project manager del progetto: ha parlato di possibili soluzioni per arginare il fenomeno, quali l’installazione di reti anti-meduse per realizzare zone di sicurezza.

Sulla motivazione dell’arrivo stagionale delle meduse, esseri trasparenti e fluttuanti spesso con magnifici colori e forme, si possono fare solo ipotesi come l’innalzamento globale della temperatura delle acque; ma l’espansione delle meduse trova anche un’ipotesi di correlazione nella diminuzione dei pesci, sia per la sovrapesca che per sfruttamento di nicchia: la pesca intensiva danneggia i predatori naturali delle meduse; inoltre se scarseggiano le larve dei pesci, le meduse sfruttano la nicchia vuota producendo migliaia di individui in tempi brevissimi.

Con il progetto europeo “Med-jelly-risk” che partirà dalla Sicilia, diverse aree marine sperimenteranno le prime reti anti-meduse. Nell’ambito dell’iniziativa “La notte dei Ricercatori” il 27 settembre 2013 in tutta Italia vi saranno eventi e incontri con lo scopo di avvicinare il grande pubblico al mondo della ricerca e in particolare della biologia marina, per parlare anche del “Med-jelly-risk”.

I test del salentino Piraino, partiranno a settembre 2013 e, nel caso di risultati positivi, saranno a disposizione già dalla stagione estiva 2014; Piraino da sempre si occupa di questi celenterati, tanto che nel 1992 aveva scoperto il particolare ciclo vitale della medusa Turritopsis dohrnii, la quale in condizioni di stress ambientale, come ad esempio mancanza di cibo, può ritornare allo stadio giovanile, dimostrando la possibilità che cellule differenziate si possono resettare per dare origine a cellule con altre funzioni.

Per adesso Stefano Piraino, anche coordinatore del progetto “Med-jelly-risk”, ha descritto con semplicità le reti che saranno installate a settembre 2013 in alcune località siciliane (Lampedusa, Favignana, Ustica, isole Eolie e nel Golfo di Trapani), ma anche in Spagna, Malta e Tunisia: lunghe fra i 50 e i 100 metri, saranno rimovibili e non avranno alcun impatto sulla fauna marina.

Il problema infatti è molto serio: estesa a tutto il Mediterraneo la campagna ‘Jelly-watch’, un progetto del Ciesm, la Commission internationale pour l’exploration scientifique de la mer Mediterranee, ha rilevato enormi sciami di Velella nel mar Ligure; mucchi di Pelagia, la medusa più urticante del Mediterraneo, nel Tirreno centrale; la piccola Aurelia sulle coste adriatiche. Nuovi strumenti hanno quantificato i rischi ambientali e sanitari della continua proliferazione di meduse nelle acque attorno all’Italia, e hanno portato all’idea del posizionamento di queste speciali reti anti-meduse, a protezione delle spiagge frequentate dai bagnanti. Le località inserite in tale progetto permetteranno a questi luoghi di entrare in contatto con il mondo della ricerca internazionale, e soprattutto consentiranno di acquisire competenze e strumenti per la gestione del problema della proliferazione delle meduse, che in Italia tende a verificarsi sempre più spesso.

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